06. Lo stato ideale moderno
- Categoria: Il Manifesto
- Scritto da CoopUni
Possiamo immaginarci uno stato ideale moderno che non sia una semplice accozzaglia di idee più o meno fantastiche? Che non sia semplicemente bello, giusto, desiderabile, ma anche facilmente realizzabile e soprattutto che abbia delle garanzie di funzionamento? Penso proprio di sì! Vediamo come.
Se analizziamo i sistemi di governo esistenti oggigiorno, possiamo dividerli in tre gruppi: capitalismo, comunismo e sistema misto.
Il capitalismo è il sistema più efficiente per sfruttare tutte le risorse economiche. Però, nonostante tutta la sua efficienza, non è riuscito a eliminare la povertà, non solo dai paesi arretrati del terzo mondo, ma neanche da alcune aree dei paesi più ricchi e industrializzati. Inoltre, per vari fattori, è costretto a subire delle crisi ricorrenti che da un periodo di sviluppo continuo lo portano a periodi di stagnazione e ad altri di recessione. La stagnazione e ancora di più la recessione comportano una più alta disoccupazione e un conseguente allargamento della povertà.
Il capitalismo tende allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo proprio per la sua intrinseca natura. In un regime di capitalismo libero, la legge della domanda e dell’offerta è l’unica ad avere importanza e questa legge provoca degli scompensi e dei conflitti sociali che ogni governo cerca di impedire o perlomeno di diminuire. Per questo vengono emanate leggi restrittive all’impiego del capitale ( es. antitrust) e leggi che tutelano le classi più deboli (es. minimo salario). Ma nonostante ciò gli scompensi fra le classi rimangono troppo alti.
Povertà e sfruttamento degli uomini sono i due fattori che rendono il capitalismo moralmente inaccettabile.
Il comunismo invece, dal punto di vista morale, è il massimo che ci si può attendere da un sistema economico. (Sto parlando dei principi comunisti di solidarietà e uguaglianza e non di aberrazioni quali dittature e costrizioni della libertà.) Ma anche il comunismo ha un grosso handicap che lo rende inaccettabile: la sua inefficienza. Se compariamo le nazioni comuniste più avanzate e più ricche (Europa dell’Est fino al crollo dei regimi comunisti) con le nazioni capitaliste, dobbiamo convenire che quest’ultime sono le più ricche, le più organizzate, quelle che riescono a offrire di più a tutti i loro cittadini, non solo in termini puramente economici, ma anche in servizi, cultura e libertà.
I sistemi misti, a mio avviso, sono quelli che, sfruttando i pregi di capitalismo e comunismo, hanno le maggiori possibilità di riuscita e durata. La Svezia è lo Stato che più di ogni altro è riuscito ad amalgamare capitalismo e socialismo ottenendo i risultati migliori.
Il Cooperativismo Universale appartiene ovviamente al gruppo dei sistemi misti. La privatizzazione di tutte le attività del Paese è un’azione capitalista, come pure capitalisti saranno i metodi usati per esercitare la conduzione delle cooperative e ottenere così la massima efficienza. La trasformazione delle società in cooperative e la diminuzione delle ore lavorative con conseguente abolizione della disoccupazione sono invece atti socialisti.
Il capitalismo, abbiamo detto, è un sistema economico moralmente inaccettabile. Marx non auspicava la fine del capitalismo per una questione morale, io invece sì. E’ proprio la questione morale che mi disturba. Marx era convinto, o perlomeno così faceva credere, che il capitalismo si sarebbe distrutto con le sue stesse mani. Ha sbagliato, anche se probabilmente un genio come lui s’era accorto di essersi sbagliato, ma continuava nelle sue idee per motivi propagandistici. Per Marx si doveva aiutare il capitalismo a cadere perché non era il sistema migliore per lo sfruttamento delle risorse, considerava il capitalismo uno spreco di energie. Io credo invece che sia proprio il capitalismo il sistema migliore per lo sfruttamento delle risorse, (non parlo di un capitalismo anarchico, ma di un sistema, aiutato da enti nazionali e internazionali preposti allo studio delle previsioni di mercato, che possa essere guidato a fare le scelte più giuste per una politica economica scientifica) mentre non è il sistema migliore per un’equa distribuzione delle ricchezze.
Cent’anni dopo, visti gli errori di Marx, bisogna considerare il capitalismo amorale e proprio per questo motivo andrebbe eliminato. Fossimo pure tutti milionari, il solo pensiero che ci fosse anche un solo miliardario, divenuto tale con lo sfruttamento del lavoro dei milionari, mi disturba. E’ l’ingiustizia che va eliminata, e quindi il problema è morale e non politico o economico. Se si potesse cambiare il capitalismo da sistema basato sullo sfruttamento dei più deboli (economicamente) a sistema basato sulla solidarietà e quindi su una più equa divisione dei beni, avremmo creato il sistema perfetto.
Probabilmente non raggiungeremo mai la perfezione, ma dobbiamo lavorare per avvicinarci a essa. Il cooperativismo universale è il sistema che, a mio avviso, unendo l’efficienza del capitalismo all’eguaglianza propugnata dal socialismo, permetterà la società a progredire linearmente, senza crisi, traumi o momenti di arresto. E’ l’unico sistema che può eliminare le sacche di povertà dei paesi industrializzati in brevissimo tempo e la fame dai paesi sottosviluppati, in tempi un po’ più lunghi.
Donne come Indira Ghandi, la regina Elisabetta, la Thatcher sono eccezioni, e queste eccezioni non sono riuscite a cambiare la situazione delle donne in generale.