05. Lo stato ideale antico (Platone)
- Categoria: Il Manifesto
- Scritto da CoopUni
Platone aveva pensato al suo stato ideale, improponibile oggigiorno; vediamo come pensava che le forme di governo si evolvessero, o meglio, degenerassero.
1. L’Aristocrazia, o governo dei migliori. Questa è la forma di Stato che più si avvicina al Modello platonico. La classe inferiore però, diventata ricca, vuole liberarsi dal giogo delle classi superiori e si ribella. La rivolta viene soffocata dalla classe dei guerrieri che a loro volta s’impongono su quella degli aristocratici sostituendo l’aristocrazia con la Timocrazia.
2. Timocrazia, od oligarchia militare. E’ la forma di governo basato sull’onore, sulla gloria, sull’ambizione e su tutti i valori considerati importanti dai soldati. Per sostenere uno stato però non basta l’ambizione, ci vuole la ricchezza e prima o poi i nuovi governanti si faranno corrompere dai ricchi che istituiranno l’Oligarchia.
3. Oligarchia, o governo di pochi. Si basa sulla ricchezza e i ricchi, ottenuto il potere penseranno solo ad arricchirsi sempre di più. I ricchi diventano sempre più ricchi causando la miseria dei molti che saranno costretti a ribellarsi e a sostituire l’oligarchia con la Democrazia.
4. Democrazia, o governo di molti. La democrazia però non riesce a governare causando anarchia e disordine. Gli oligarchi, approfittando dell’anarchia, tentano di ritornare al potere, così il popolo per sopravvivere è costretto a consegnare tutti i poteri nelle mani di uno solo, il Tiranno, che instaurerà così la Tirannide.
5. Tirannide, o governo di uno. Il tiranno, per mantenere il potere, lo rafforzerà ed espanderà con la guerra. A questo punto non si adopererà più per il bene del popolo, ma solo per aumentare il proprio potere causando così la rovina del Paese. La tirannide, negazione della libertà e della giustizia, è la peggiore forma di governo.
Le forme di governo in realtà non sono come le ha descritte Platone né lo sono mai state, ma ci sono molti punti di verità in quello che dice. Non tutte le democrazie si trasformano in tirannide, e molte tirannie si sono ritrasformate in democrazie. Purtroppo mi sembra di poter prevedere per il prossimo futuro una trasformazione delle democrazie in oligarchie. E’ quello che è successo negli Stati Uniti ed è la tendenza della politica italiana. Negli USA non diventi Senatore, Governatore di uno stato, membro del Parlamento o Presidente della repubblica se non sei ricchissimo e ti puoi permettere le costosissime campagne pubblicitarie.
In Italia invece, la trasformazione in oligarchia è caratterizzata dall’entrata in politica di Berlusconi e dal gruppo d’imprenditori che lo appoggia. L’oligarchia italiana non è formata solamente dai ricchissimi, ma anche da un nutrito gruppo di dirigenti pubblici, i quali, avvantaggiati soprattutto dal ridotto orario di lavoro, possono dedicarsi alla politica con maggiore facilità.
Incredibilmente, tangentopoli, con la sua corruzione capillare, era un sistema che favoriva la democrazia in quanto elargiva a tutti i partiti le somme necessarie per la loro sopravvivenza. C’era però uno scotto da pagare, infatti, la collusione tra imprenditori e politici portava a un continuo compromesso fra le parti sociali uccidendo così tutte le idee innovative.
Ora, se la lotta alla corruzione avesse successo, i partiti non avrebbero altra possibilità di sostenersi se non con il finanziamento lecito privato, visto che l’elettorato italiano ha bocciato con il referendum il finanziamento pubblico. Questo permetterà ai partiti sostenuti dall’imprenditoria italiana di rafforzarsi e vincere piuttosto facilmente. E’ solo questione di tempo. E’ giusto tutto ciò? E’ giusto che si ritorni a una società di concezione medievale? E’ giusto che un qualsiasi gruppo possa legiferare in modo da accrescere la propria ricchezza a spese di tutta la collettività? No! Penso proprio che non sia giusto! Perciò, se non era giusto che con la corruzione gli imprenditori addomesticassero la politica, non è giusto neanche farlo con leggi che favoriscono, di fatto, un gruppo sociale, in questo caso una minoranza, rispetto a un altro, la maggioranza. Quindi non possiamo fare altro che invocare, per la salvezza della democrazia e del pluralismo delle idee, una legge che ripristini il finanziamento pubblico ai partiti. Se il finanziamento fosse effettuato a fronte di un budget rigido e controllato, si eviterebbero sprechi e spese improprie, inoltre si creerebbe un freno naturale alla corruzione. Per limitare l’esborso pubblico si potrebbe obbligare la stampa e la televisione a concedere spazi gratuiti, in tempo di elezioni, a tutti i partiti. Poiché anche la politica è spettacolo, i mass media avrebbero un ritorno economico dagli spazi ceduti ai partiti, rendendo tutta l’operazione finanziariamente conveniente.