04. Lettera ai giornali
- Categoria: Il Manifesto
- Scritto da CoopUni
Diminuzione delle ore lavorative. La meccanizzazione dei procedimenti industriali e l'uso sempre più diffuso dei computer hanno creato una disoccupazione che ha raggiunto livelli allarmanti. Le previsioni a breve e medio termine sono molto pessimistiche, infatti, non solo non si vedono possibilità di diminuire la disoccupazione ma tutti gli studi al riguardo concordano nel prevederne un aumento. Si possono certamente creare nuove professioni e, in effetti, molte nuove professioni nascono continuamente, ma molte di più diventano obsolete e vengono abbandonate. In ogni caso, nonostante i numerosi tentativi di quasi tutti i governi, non si riesce ad aumentare il tasso d’occupazione.
Cosa si può fare per eliminare questa situazione? Si potrebbe agire come fa il governo italiano, cioè lasciare che ogni disoccupato se la sbrighi da solo. Il risultato è che qualcuno vivrà di piccoli espedienti, qualcuno si darà al crimine, qualcuno all’accattonaggio, altri alla prostituzione, qualcuno riuscirà a farsi mantenere dai familiari ma pochi riusciranno a trovare lavoro. In ogni caso l'effetto sicuro sarà di avere una marea di cittadini frustrati, di famiglie distrutte, di gente sotto il livello minimo di povertà, (i dati della Caritas parlano chiaro: 8.37 milioni di poveri in Italia) tutte persone che deluse e sfiduciate saranno portate o ad accettare passivamente la loro sorte diventando preda d’alcool e droga, o a ribellarsi diventando motivo di malcontento e creando le premesse per rivolgimenti sociali.
Si potrebbe aiutare parzialmente i disoccupati come fanno negli Stati Uniti, con il risultato di avere un mucchio d’emarginati un po' meno poveri ma disincentivati a cercare un lavoro.
Oppure si potrebbero aiutare i disoccupati con sussidi più sostanziosi come fanno in Gran Bretagna, con il risultato di perdere definitivamente una gran parte della popolazione alla vita attiva.
Oppure, con la diminuzione delle ore lavorative, si potrebbe dare lavoro a tutti quanti, recuperando così alla società, tutti i cittadini che lo volessero.
Tenendo conto che in Italia c'è il 12% di disoccupazione (conteggiando sia coloro che cercano lavoro “attivamente” sia quelli che sono “solo” disponibili a lavorare) e che diversi studi indicano in 300.000 i dipendenti pubblici in soprannumero, basterebbe diminuire il numero delle ore lavorative settimanali, da 40 a 35, per eliminare completamente la disoccupazione.
Così, con queste tre operazioni, semplici e senza nessun costo, si può eliminare la disoccupazione, eliminare la povertà, distribuire più equamente le risorse della nazione, azzerare il deficit pubblico, diminuire drasticamente prostituzione e criminalità. Una volta azzerato il deficit pubblico, si potrebbero diminuire le tasse, oppure utilizzare il surplus per migliorare i servizi (non più pubblici), investire somme maggiori nella ricerca, nella scuola o nella produzione, o semplicemente ridistribuire più equamente le ricchezze.
L'unico costo per realizzare un’organizzazione simile è quello di eliminare, in modo indolore, lentamente e senza traumi, la classe dell'alta borghesia che prospera e si arricchisce con lo sfruttamento del lavoro dipendente. L'alta borghesia non verrebbe eliminata del tutto, infatti, molto probabilmente i dirigenti di grosse imprese riusciranno sempre a ottenere alte remunerazioni, superiori di gran lunga a quelle dei semplici dipendenti. Lo stesso succederebbe con artisti o sportivi di gran successo. Anche molti liberi professionisti riusciranno sempre a diventare ricchi, ma questo non è di per se un male, lo è diventarlo con lo sfruttamento degli altri. Il successo di alcuni sarà un buon incentivo per tutti gli altri a migliorare.
E' utopistico un programma di questo tipo? A me sembra proprio di no. Lo si potrebbe sviluppare in tutte le società democratiche avanzate in tempi piuttosto brevi. Lo si potrebbe iniziare già oggi in paesi dove governi un partito maggioritario o una coalizione formata da partiti che siano ispirati da idee cristiane, umanitarie o socialiste e non, come succede quasi dovunque, sostenuti da un "ideale" capitalista più o meno mascherato.
La donna, in tutte le società, è discriminata già da bambina.
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